Si sa che l’uomo ha sempre viaggiato, la necessità di conoscere, scoprire e migrare è sempre stata una parte importante della nostra evoluzione. Attraverso lo spostamento abbiamo imparato ed elargito i nostri orizzonti. Non è quindi una sorpresa pensare che da sempre ci sia stata la necessità di inventare un mezzo per trasportare beni, cose o semplicemente persone. Nella storia della civiltà sicuramente gli animali hanno giocato un ruolo fondamentale sulla terra ferma. I romani avevano già ideato delle strade lastricate di pietra laterale (che verrà appunto adottata come distanza per i correnti binari dei treni) che potessero facilitare il traino per i cavalli, e in tutto l’arco del tempo in molti provarono a creare un metodo di trasporto più veloce e pratico. La grande rivoluzione accadde solo nel febbraio del 1804. Grazie all’invenzione di Richard Trevithick un ingegnere inglese. Egli infatti riuscì a creare una caldaia a vapore che riuscisse a spostarsi da sola su binari ferrati. Questa sua invenzione fu usata principalmente per le miniere, ma è ovvio che da quella scoperta ci furono nel tempo studi e miglioramenti. La macchina così rivoluzionaria cambiò il mondo dando una spinta al boom economico e lavorativo che ne seguì.
In Italia però la locomotiva ebbe uno sviluppo diverso e vi spiego come. L’Italia in quel periodo era ancora divisa, ma la locomotiva riusciva a superare le frontiere geografiche e quindi culturali. Il sistema ferroviario in Italia si stabilì con fermezza intorno al 1830, e fu di grande impatto a livello sociale più che economico come nel resto del mondo, perché permetteva di spostare persone e beni in poco tempo e a minor costo. A ciò ne conseguì il cambiamento culturale e politico perché c’era più velocità anche per lo scambio di idee. Prima della ferrovia spostarsi in Italia non era semplice, c’erano tariffe e burocrazie doganali. Il treno aiutò a battere molte di queste problematiche. Si può dire che il treno fu il primo strumento di una coscienza collettiva nazionale.
La prima linea ferroviaria in Italia fu inaugurata il 3 ottobre del 1839 e la tratta collegava Napoli a Portici. Questa era lunga circa 7 km e aveva un doppio binario e la velocità raggiungeva i 60 km/h. La seconda tratta vide collegare Milano a Monza, ma in Toscana ci fu il vero e proprio sviluppo ideologico e la rete ferroviaria collegò tutte le città capoluogo della regione.
Durante il Risorgimento, le ferrovie vennero gestite da privati, principalmente banchieri, ma dal 1866 si nazionalizzarono. Nel luglio del 1905 il Ministero dei lavori Pubblici costituì un nuovo Ente, chiamato Ferrovie dello Stato. Questo prese in gestione circa 13.000 chilometri di linee in tutto il territorio.
L’evoluzione del treno si fermo più volte per via del costo del carbone, delle guerre e dell’ammodernamento con l’uso dell’elettricità. Dopo il 1950 finalmente si sviluppò un’incredibile ripresa economica che influì sull’evoluzione del treno. Il 25 giugno 1970 si inaugurò la prima linea, si in Italia che in Europa, ad alta velocità che vedeva la direttissima Firenze-Roma.
Un’ulteriore svolta accadde nel 1992 quando l’Ente Ferrovie dello Stato si privatizza diventando Ferrovie dello Stato S.p.A. con la formazione di due reti ferroviarie: la Rete Ferroviaria Italia per binario e stazioni, e Trenitalia per la gestione del servizio.
Il nuovo sviluppo delle ferrovie, sempre in aggiornamento con i tempi, regala agli italiani la possibilità di muoversi facilmente in (quasi) tutta la penisola. Infatti nel 2008 si inaugurano le alte velocità presenti in più parti delle maggiori città d’Italia, dando una nuova dimensione al sistema ferroviario, che ha sicuramente acquisito molto più vantaggio, economico, ecologico e temporale, rispetto alle automobili. Insomma il treno è velocemente più al passo con i tempi!