La fontana che per eccellenza è più conosciuta a Roma e forse nel mondo, è senza dubbio quella di Trevi. Pur non sapendo con esattezza l’origine del suo nome, questa fontana è conosciuta in tutto il mondo. La sua bellezza è senza eguali, e anche la storia che la riguarda è piuttosto interessante.
Tutto ebbe inizio nel 19 d.C. quando l’esercito di Agrippa fece ritorno a Roma, dopo giorni di marcia. Gli uomini esausti, furono aiutati da una ragazza che indicò loro la fonte di Salone, che si trovava a circa 20 km di distanza da dove si trova la fontana di oggi. Per questo motivo la fonte venne anche detta acqua vergine, appunto da aqua e virgo, ragazza e acqua. Agrippa fece in seguito arrivare l’acqua nel punto dove si trova oggi attraverso un acquedotto che da’ acqua anche alle fontane della Barcaccia, la Fontana dei Quattro Fiumi, e la Fontana del Nicchione. La particolarità dell’acqua pura e senza calcio facilitò il mantenimento dell’acquedotto.
Solo nel tardo medioevo si presero iniziative per la realizzazione di fontane importanti e quella di Trevi fu una di queste. Il primo progetto avvenne nel 1410 e la fontana era fornita di tre larghe bocche. Nel 1453 il primo restauro e venne disegnata un base lineare che venne rivisitata in epoca barocca ed è quella conosciamo noi oggi. Nel 1640 il papa Urbano VIII diede il compito al grande scultore Bernini di ristrutturarla. I lavori dell’artista vennero interrotti per svariati motivi, tra cui la morte del papa e la presa di potere di Innocenzo X. Questo affidò i lavori ad un altro grande artista l’architetto Francesco Borromini. Ma anche in questo periodo i lavori vennero sospesi e ripresi nel 1731 sotto la volontà di papa Clemente XII che da prima scelse il progetto di Vanvitelli, ma che poi sostituì con quello di Nicola Salvi, che noi conosciamo come colui fu colui che la costruì.
La fontana venne inaugurata per ben 3 volte: nel 1735, nel 1744 e nel 1762 fu ultimata da papa Clemente XIII.
La fontana ha una caratteristica particolare ed è il fondale architettonico, essa infatti è collegata direttamente al palazzo Poli. Ha una vasca rettangolare e la facciata e la scogliera sono in travertino, mentre le statue sono in marmo di Carrara. Ogni statua ha una sua importante raffigurazione. Al centro domina il Dio del mare: Nettuno.
Ora arriviamo a parlare della tradizione delle monete che vengono lanciate nella vasca. Chiunque arrivi a Roma paga questo pegno, si crede che questo gesto sia di buon auspicio per ritornarci. Per far sì che ciò accada veramente però bisogna essere certi di: essere di spalle rispetto alla fontana, con la mano destra sulla spalla sinistra e con gli occhi chiusi. Bisogna girarsi velocemente per cogliere l’attimo in cui la moneta tocca l’acqua, allora e solo allora, si ritornerà alla città eterna. Si pensi che questa leggenda derivi dal tardo 1800 quando l’archeologo inglese Wolfgang Helbig, triste di lasciare Roma lanciò una moneta nella fontana come auspicio di poterci tornare. Si stima che si raccolgono circa 3000 euro al giorno, segno chiare che sono molti I turisti che sperano di tornare.
C’è anche un’altra legenda poco conosciuta che ha dato un appellativo alla fontana di “fontanina degli innamorati”. Era in uso l’atto che le ragazze facessero bere l’acqua vergine ai loro fidanzati come augurio di amore eterno. Quindi indagando più affondo si scopre che se si tira una moneta ci si augura di tornare a Roma, se si tirano 2 monete ci augura di incontrare l’amore della propria vita e lanciandone 3 ci si augura di sposarci.
E voi avete mai tirato una moneta nella celebre fontana?