Dopo aver parlato della scaramanzia questa settimana vorrei approfondire la storia degli oggetti a cui siamo affezionati e in particolare del cornetto e del ferro da cavallo.
“Occhio, malocchio, prezzemolo e finocchio” dal film del 1983 di Sergio Martino, racconta con simpatia quanto noi italiani siamo ancora attaccati ad amuleti e oggetti tramandati o trovati in un’occasione particolare.
Il cornetto per eccellenza è tra i talismani più diffuso in Italia. Questo oggetto ha radici antichissime, infatti si pensa che già nella preistoria le tribù usassero tutto ciò che avesse una forma a corno come simbolo di fortuna. Il corno rappresentava prosperità, fertilità e forza, quindi sempre buon auspicio. Questo spiegherebbe perché in tante culture primitive si usassero elmi ornamentali con le corna degli animali. Nel medioevo gli artigiani orafi e gioiellieri si specializzarono nella creazione di ciondoli e monili preziosi a forma di corno, riscontrando soprattutto nella zona di Napoli un forte apprezzamento. Ciò creò un legame molto forte tra questo simbolo e la cultura partenopea. Il cornetto con il tempo assunse delle caratteristiche fondamentali affinché il suo potere fosse giusto per diffondere la positività. Doveva come prima cosa essere rigorosamente rosso (colore della forza), fatto a mano (per poterne trasmettere la giusta energia) ma soprattutto non poteva essere acquistato ma solamente ricevuto come regalo.
Il ferro di cavallo è un altro oggetto che spesso si trova nelle case degli italiani e non solo. I ferri di cavallo cominciarono ad assumere l’identità di porta fortuna già nell’antica Grecia. I greci furono infatti I primi ad inchiodare il ferro sotto gli zoccoli dei cavalli per aiutare il cavallo a non consumarli. Si dice che porti fortuna perché ha una forma di mezza luna crescente, e a quei tempi si credeva molto che la luna avesse un’influenza positive sulla fertilità della donna. Così l’idea del portafortuna si diffuse rapidamente. Nel X secolo in Inghilterra nacque la legenda di un fabbro che sconfisse il diavolo attaccandolo con gli zoccoli ad un muro, il diavolo implorò il fabbro di lasciarlo andare. Questo accettò a condizione che il diavolo non sarebbe mai più entrato nelle case dove un ferro di cavallo fosse appeso alla porta. Questa legenda impose nuove regole per ricevere la giusta energia positiva da questo oggetto. Esso infatti doveva essere rigorosamente appeso con le punte all’insù. Inoltre sempre nel medioevo si credeva che il metallo avesse dei poteri magici, perciò i fabbri divennero piuttosto famosi. Si narra che la fabbricazione di anelli, usati anche per il matrimonio, nacque proprio dalla fama del potere magico attribuito al metallo. Ecco perché ancora oggi abbiamo l’usanza di toccare ferro per sconfiggere il male.
Alla fine sappiamo che non c’è oggetto che porti fortuna se non le proprie capacità, eppure il “Non ci credo ma lo faccio” dimostra di quanto ancora oggi nonostante tutto non ci fidiamo di sfidare la mala sorte. Ma secondo voi Cristiano Ronaldo sarebbe ancora il giocatore più ricco al mondo anche se facesse il primo passo in campo con il piede sinistro? E Obama avrebbe vinto le elezioni per ben due mandati anche senza I suoi amuleti rigorosamente custoditi nella tasca durante la campagna elettorale?