Finisco la carrellata della musica (almeno per questo mese) con un’altra recente scoperta che ho fatto. Mi rendo conto che scrivere sempre della musica può essere noioso, ma spero che queste rivelazioni siano motivo di orgoglio per il lettore italiano.
Ebbene sì dopo essere venuta a conoscenza del grande impatto degli italiani nel genere Jazz, ecco che mi cimento in un’altra altrettanto sorprendente notizia. Anche il Tango come il Jazz ha subito una forte influenza italiana.
Il Tango è ballo ma è soprattutto musica. Questo nasce alla fine dell’800 nei paesi dell’Argentina e Uruguay. Si diffuse tra i bassi fondi, dove la povertà e la miseria facevano da maestra. Figli di immigrati europei, si interfacciarono con una vastità di indigeni e africani, e insieme mescolarono la loro creatività dando vita a nuovi ritmi e nuovi suoni.
All’inizio questo genere di musica, in seguito chiamato Tango, veniva ritenuto volgare e popolare. Fu solo all’inizio del ‘900 che il Tango cominciò a diventare accettato anche nell’alta società e in seguito nel mondo. Il Tango arrivò nei salotti per bene grazie a Francisco De Caro, figlio di un immigrato italiano il quale era stato compositore del conservatorio di Milano. Francisco De Caro con la musica nell’anima, creò una vera orchestra e una struttura del Tango. Egli ne cambiò il ritmo rendendolo più calmo, inoltre fondò un nuovo e proprio movimento di compositori. Da questo movimento ne uscirono grandi compositori italo-argentini come Anibal Troilo e Osvaldo Pugliese.
Quest’ultimo divenne talmente tanto importante per il mondo del Tango che dopo la sua morte venne stampato su un biglietto a mo’ di Santino, rappresentato con tanto di aureola. Fu così che Osvaldo Pugliese divenne San Pugliese conosciuto ancora oggi soprattutto tra i compositori di Tango.
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